“La Nocciola Italiana. Problemi e opportunità per i territori corilicoli” intervista al Presidente Rosario D’Acunto
Caro Nocciolettore, dopo il convegno tenutosi ad Alba, il 19 novmbre scorso,
ho pensato di intervistare il Presidente dell’ Associazione Nazionale Citta Della Nocciola Rosario D’Acunto, per avere novita ed informazioni su quello che è stato detto durante il convegno La Nocciola problemi ed opportunità,
Ovviamente dopo l’ intervista abbiamo esteso il titolo toccando tutto il terriotorio nazionale e quindi si parlerà di ” La Nocciola Italiana. Problemi e opportunità per i territori corilicoli”.
Ecco di seguito alcune domande:
- Ci riassume la mission dell’Associazione?
“Fino a che la nocciola rotola fuori dal territorio questo resta povero”! “Nocciola di qualità in territori di qualità”! E’ in questa direzione che abbiamo lavorato dal 2004, noi 300 comuni dell’Associazione Città della Nocciola, rete dei comuni italiani vocati della Nocciola Italiana, convinti dell’effetto moltiplicatore che ha la Nocciola Italiana trasformata nel territorio di coltivazione, convinti della sua capacità di innescare processi economici di occupazione, reddito e sviluppo locale. Grazie dell’invito agli organizzatori dell’evento a nome dei comuni corilicoli italiani.
L’analisi di Carlin Petrini e il conseguente dibattito che ha suscitato hanno evidenziato il rischio sul futuro delle Langhe e più in generale dei territori rurali italiani. Territori di pregio, destinazioni turistiche, prima boccheggianti e poi rinati, interessati da flussi e investimenti notevoli che ne hanno cambiato il destino.
Petrini pone temi dibattuti da decenni non solo in Piemonte ma in tutto il Bel Paese: case trasformate in appartamenti per turisti “altospendenti”, ettari di collina ceduti a somme considerevoli, negozi di vicinato che non ci sono più, cascine e fienili divenuti strutture ricettive da centinaia di euro a notte, architetture affascinanti incoerenti con gli stilemi architettonici della storia locale, che non si intrecciano affatto con le comunità e snaturano i paesaggi, ciò impone una riflessione che non tutti stanno ancora facendo. Pensiamo ai tanti Comuni non solo della Langa – Roero – Monferrato, della Valle del Tigullio, come dei monti Cimini, dell’Irpinia, dei Picentini, del Vallo di Lauro-nolano -baianese, delle Alte Serre Calabresi e dei Nebrodi.
- I piccoli Comuni sono coscienti del rischio di arroccarsi al proprio campanile, dvenendo più deboli?
I Sindaci, i piccoli comuni finalmente stanno maturando la convinzione che senza lavorare a stretto gomito con i Comuni vicini, non hanno futuro e se non collaborano con i vicini sono già finiti. Sanno bene che la crisi demografica sta ridefinendo anche da loro, tra i noccioleti, i vigneti, i castagneti, la presenza di anziani e per contro l’anemia di bambini. Siamo sempre di meno, con edifici scolastici abbattuti, per ricostruirli con i fondi del PNRR con il destino però di restare vuoti. Noi Sindaci sappiamo bene che lavorare insieme è l’antidoto al municipalismo e anche alle contrapposizioni tra “paesi”. Il lavoro da fare interessa tutti anche i centri abitati più grandi, dove vi sono i servizi. Pertanto, c’è da riflettere moltissimo sulle relazioni tra i piccoli paesi e le grandi Città. “Curare il territorio”, la nuova politica di cui le istituzioni devono farsi carico, deve significare non più sperequazioni, non più disuguaglianze, attuando sinergie nella programmazione urbanistica e fiscale.
Se immaginiamo l’Italia a macchia di leopardo ci accorgeremmo come accanto a zone più ricche ci sono aree dove nel giro di qualche decennio i paesi saranno sempre più spopolati, ma nessuno si salva da solo, anzi senza la felicità degli abitanti residenti non ci sarà neppure più turismo. Urgono interventi strutturali di fronte a spopolamento e abbandono dei servizi nei territori rurali e fragili, anche in considerazione di territori dove invece crescono sia la spesa dei turisti che il numero dei soggiorni. Ma senza scuole, uffici postali, banche, medici di base, trasporti pubblici abitare costerà di più.
- Ci riassume l’impegno di città della Nocciola nei suoi 20 anni di attività?
L’associazione Nazionale Città della Nocciola è impegnata dal 2004 al fianco dei comuni corilicoli vocati per:
- Il consolidamento di servizi di rete dei Comuni e delle imprese per chi vive i territori rurali. Questo si fa non solo con l’impegno dei comuni ma con azioni politiche e scelte legislative delle Regioni e dello Stato.
- Indirizzare l’intelligenza artificiale per ottimizzare il riconoscimento varietale, garantire la qualità del prodotto e identificare precocemente le malattie delle piante, fronteggiare il cambiamento climatico che impone di intensificare la ricerca, ci troviamo di fronte ai terrazzamenti che oggi franano, i versanti dove l’agrivoltaico non è una soluzione, la ricerca di ulteriori strumenti che agevolino le imprese attive che vogliono restare oppure i giovani ad insediarsi ex novo.
- Andare oltre la demagogia sugli immigrati per poter continuare ad operare in agricoltura, come in silvicoltura, nell’artigianato, come nella pastorizia. Se da un lato sono aumentati i contadini pasticcieri in corilicoltura dall’altro abbiamo sempre più noccioleti in abbandono sui terrazzamenti. Abbiamo bisogno di una immigrazione che si fa integrazione con le comunità locali così da generare stabilità anche nei nostri paesi.
- Muovere passi che non lascino indietro chi è più fragile, più debole, tenere uniti chi ha di più a chi ha meno, lavorando con efficacia per le comunità attive, motivate dal programma di sviluppo rurale, impiegando bene i fondi strutturali europei e dello Stato.
L’impegno dell’Associazione a fianco dei tanti distretti corilicoli italiani viene da lontano, evitando corse solitarie, insieme si procede più lenti è vero ma si va più lontano.
Da 20 anni Città della Nocciola, in rappresentanza dei comuni corilicoli vocati, su problematiche vecchie e nuove, è il valore di legame dei territori della Nocciola Italiana.
Siamo quelli che hanno sollecitato sia il 1° che il 2° Tavolo di filiera della frutta in guscio suddiviso nelle sezioni 1) nocciole, 2) castagne, 3) mandorle, noci, pistacchi e carrube, al fine di affrontare le molteplici problematiche che negli ultimi anni si erano venute a creare nel settore corilicolo, ancor più evidenziate dalla grave crisi e dalla pesante congiuntura internazionale in cui versava il comparto delle nocciole, con enormi ripercussioni economiche sui produttori, sugli operatori della filiera e sui territori di produzione.
Abbiamo evidenziato, con forza all’inizio del decennio scorso, che il principale fattore di responsabilità non era da attribuire alla qualità del prodotto italiano, che lo è di certo in alcuni areali, bensì alla forte concorrenza delle nocciole di importazioni, sì necessarie alle multinazionali, ma di livello qualitativo inferiore entrando nel mercato nazionale a prezzi bassi rispetto a quelli italiani.
Tale situazione ha reso sempre poco remunerativa la sua coltivazione a tale punto da determinare forti criticità economiche per i corilicoltori delle aree vocate.
Oggi, con il 2° Piano, a distanza di dieci anni e con una evoluzione molto importante delle superfici produttive a corileto, in considerazione della forte richiesta di prodotto da parte delle industrie di trasformazione, molti di noi partecipanti al tavolo precedente abbiamo chiesto al MiPAAF di ricostituire il Tavolo della corilicoltura nazionale e raggiungere così l’obiettivo di aggiornare anche il “Piano del settore Corilicolo” .
Ho avuto l’onore e l’onere di coordinare i lavori del Gruppo 3 “Marketing territoriale e valorizzazione “, con piena soddisfazione della proposta presentata.
Sono state evidenziate le tante criticità che richiedono da un lato l’attenzione alla fragilità dei territori vocati e dall’altro la presenza di una governance autorevole e unitaria.
Il Governo, le Amministrazioni centrali competenti, le Regioni e le Amministrazioni locali, così come tutti i soggetti economici rappresentanti i diversi anelli della filiera, hanno condiviso il nuovo Piano e si sono dichiarati impegnati a porre in essere tutte le iniziative ed attività di propria competenza politica, istituzionale, tecnica ed economica, nonché a sottoscrivere gli accordi che scaturiranno dall’approvazione del nuovo Piano. Ma al Piano precedente ( 2010/12) già non erano seguiti gli impegni dichiarati ed assunti con una nostra evidente delusione.
- Il lavoro di rete che svolgete ha anche altri risvolti?
Città della Nocciola ha sempre evidenziato che le azioni di promozione della frutta a guscio non possono prescindere dalla valorizzazione, divulgazione e condivisione dei territori attraverso la qualità del prodotto e la professionalizzazione della filiera come del turismo rurale con un approccio esperienziale. È nota la inscindibilità che lega il prodotto tipico al territorio e come questi due elementi siano strettamente legati tra loro creando una forte sinergia.
Siccome il tema centrale oggi è la sostenibilità, va evidenziato che non possiamo limitarci solo a quella ambientale ma ampliarci anche a quella economico, sociale e culturale; il legame tra prodotti e territorio dovrà essere ricondotto a tali tematismi.
Il recupero, la tutela, la valorizzazione, la divulgazione e la condivisione del patrimonio identitario locale (Genius Loci) preserva le comunità locali, i loro territori e attrae flussi di investimenti e di persone. Pertanto, la promozione della frutta a guscio passa anche attraverso l’opportunità di far vivere esperienze con i prodotti e i locals nel territorio, favorendo una relazione autentica di incontro e familiarità con i consumatore/turista che, una volta rientrato a casa, può mantenere tale relazione grazie proprio all’acquisto ripetuto dei prodotti esperienziati in loco.
È importante conoscere il percorso di un prodotto alimentare, la provenienza delle materie prime impiegate, il modo in cui sono state coltivate, il luogo, la comunità con i suoi saperi e tradizioni, il suo Genius Loci, i suoi abitanti, i suoi personaggi.
Per i territori di produzione ciò deve significare generare un’offerta di prodotti, servizi, ristorazione, esperienze all’interno di sistemi di offerta più ricchi e complessi, volti a valorizzare i territori rurali, molto spesso territori fragili. Occorre, pertanto, passare da una strategia di mercato centrata prevalentemente sulla distribuzione del prodotto ad una strategia di marketing centrata all’attrazione del cliente/consumatore nei luoghi di produzione.
Tra le linee di intervento nel 2° Piano Corilicolo (2022/2025), abbiamo proposto, che occorre alzare l’asticella e promuovere la scelta di arrivi, di soggiorni nei luoghi di coltivazione/trasformazione convinti che non siamo più nell’economia della produzione, né dei servizi.
- Lo scenario è cambiato negli ultimi decenni come avete ristrutturato la vostra strategia?
I consumatori moderni sono sempre più alla ricerca di prodotti/territorio e di esperienze uniche, irripetibili, memorabili. Siamo nell’economia dell’esperienza e non è più sufficiente, seppur sempre importante, una degustazione, un assaggio, una visita aziendale, una visita guidata.
Il nuovo turista, il nuovo consumatore ( prosumer, consumAttore) vuole “mettere le mani in pasta”, “vivere brani di vita”, vivere “una storia da local con i local”,” compiere un’impresa”, “vivere un’avventura” ancorata al Genius Loci e alle passioni, che abbia come palcoscenico l’azienda, il territorio e come attori non mestieranti, figuranti ma local che quotidianamente svolgono il loro lavoro nei territori della nocciola italiana.
Città della Nocciola sta lavorando al “Club di prodotto Nocciola Experience” con prodotti esperienziali affidabili e professionali, anche per il ruolo importante che ha nella Dieta Mediterranea e per il Made in Italy. Si può lavorare a creare, allestire ed erogare, per una clientela colta, esperienze (“Storie da vivere insieme”) che diano vita a Destinazioni di Turismo Esperienziale nei territori italiani della nocciola, creando al contempo un asset di risorse umane specializzate, che si affiancano ai Contadini Pasticcieri, di reti locali e di contesti ospitali che diano la loro utilità per più decenni.
Occorre, pertanto, incentivare e divulgare la qualità unica della Nocciola Italiana, dei suoi territori, la figura del Contadino Pasticcere e l’offerta turistica integrata, sia nazionale che locale, con palinsesti esperienziali strutturati a cui il mese scorso si è aggiunto il Museo Multimediale della Nocciola di Castellero d’Asti, primo ed unico in Italia, meta d’obbligo per chi vuole entrare nel culto della nocciola italiana, nei ritmi e negli stili di vita delle comunità corilicole.
Inoltre, da 12 anni l’Associazione promuove il Nocciola Day un evento nazionale tutto dedicato alla nocciola italiana e alla sua valorizzazione, attraverso gli eventi stagionali e una community che fa incontrare consumatori e produttori. Prosssimo appuntamento dall’8 al 15 dicembre.
La motivazione al consumo come al viaggio è cambiata: il consumatore moderno sceglie la nocciola di cui conosce la provenienza e la filiera, non sceglie più una meta per la località ma per ciò che potrà fare in quella destinazione.
Il Turismo Esperienziale nei territori della nocciola risponde a questo cambio di scenario ed è su questo palcoscenico che Città della Nocciola è impegnata con la valorizzazione del brand Nocciola Italiana, della nuova figura professionale del Contadino Pasticcere, del ruolo delle Donne della Nocciola con il supporto della pubblicazione che mancava l’Enciclopedia della Nocciola – Il frutto della Felicità – edito dalla Mondadori e scritto a sei mani da Clara e Gigi Padovani con Irma Brizi.
Abbiamo puntato tanto sui social e sulle azioni di marketing on line così come abbiamo realizzato l’ Atelier della Nocciola Italiana a Roma presso la Bottega Storica Savarese .
Ancora grazie per l’invito a nome dei comuni della Nocciola Italiana e l’appuntamento che vi rivolgo è alla XX edizione dell’Assise Nazionale della Nocciola Italiana che si terrà il prossimo anno 2025 ad Alba .