Le nuove generazioni ritornano alla terra come contandini imprenditori
Un’inversione di tendenza per i territori rurali, per l’agricoltura italiana, per i borghi e le microdimensioni?
Certo è che dal 2015 in poi in Italia sono aumentate le aziende agricole gestite da donne e uomini con meno di 40 anni di età. Un ritorno alla terra, però, che ha poco di bucolico e di “tradizionale”. In parte le ragioni sono economiche perchè legate alla disoccupazione giovanile esplosa negli anni della crisi. In verità anche in parte culturali e legate a una nuova percezione dell’attività agricola, che sta cambiando proprio grazie all’arrivo di una nuova generazione di imprenditori agricoli. Aumentano gli imprenditori under 40 e gli iscritti alle facoltà di agraria e agli istituti superiori per l’agricoltura. Finalmente un fenomeno positivo visto che la riforma della politica agricola europea già negli anni 90 considerava l’agricoltura non solo un’attività che produce alimenti e materie prime, ma anche qualità, paesaggio e sostenibilità. Negli ultimi anni il settore “primario” è tornato centrale per industrie nascenti, come quelle della bioeconomia e della bioenergia. Le aziende under 40 sono più competitive, attente all’ambiente e aperte all’innovazione di quelle della generazione precedente. Noi auspichiamo che questo ritorno alla terra produca effetti benefici ai nostri borghi e ai nostri territori rurali, che se da un lato sono stati scoperti da significativi flussi turistici, dall’altro sono ancora interessati dal degrado, dall’abbandono e dallo spopolamento.
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