Nocciolo: salvezza e felicità
Cari Nocccionauti e nocciogolosi,
oggi vi voglio parlare della letteratura e poesia legato alla nocciola frutto e al Nocciolo albero.
La passione verso questo frutto dolce dal guscio legnoso è cresciuta grazie alle mie competenze tecnico-professionali e alla possibilità di collaborare come Direttore con l’Associazione Nazionale Città della Nocciola*.
Il mio percorso è iniziato con lo studio della scienza degli alimenti e la dietetica, di questo mi sono occupata per un pò di anni.
Dopo avere fatto la mamma per seguire mio figlio a tempo pieno fino alle elementari e appena nato, mi si è presentata l’occasione di frequentare un corso della Provincia di Roma in esperto di qualità di prodotti tipici era il 2001 e parlare di degustazione e analisi sensoriale era ancora un argomento singolare. Ma proprio grazie a questo corso ho capito cosa volevo fare nella vita assaggiare ed organizzare eventi sui prodotti agroalimentari! Un mondo nuovo si è presentato ai miei sensi ( vista , olfatto, gusto , tatto e udito) e attraverso loro e un adeguato addestramento l’assaggio dei prodotti agro alimentari è diventato prima passione e poi lavoro.
Ma parliamo dei significati della nocciola in letteratura e poesia e di coloro che hanno scritto su di lei.
Tutto questo ci aiutera ad apprezzare ed amare sempre di piu questo magnifico frutto.
Catone il Censore, uomo politico romano (234 a.C.-149 a.C.) nel De agri cultura classifica per la prima volta le Nocciole dandole una destinazione geografica nella zona avellinese e sui monti prenestini a sud di Roma in: “nuces, calvas, avellanas, praenestinas et graecas.
La prima opera scritta in prosa della letteratura latina composta da 162 capitoli un vero e proprio trattato sull’agricoltura in cui sono esposti consigli circa la conduzione di un’azienda agricola.
Catone consigliava agli antichi romani di collocare nuces avellana et praenestinas, nel proprio giardino, molto probabilmente per la flessibilità del ramo, utilizzabile in alternativa del lauro e dell’olivo per recingersi il capo.
Virgilio (70-19 a.C.) nelle Georgiche nel II capitolo dedicato al vigneto menziona la nocciola la chiama Corylum e ne sconsiglia la coltivazione in prossimità della vigna. “Neve inter visit corium sere “
Shakespeare
Andando avanti nel tempo ritornano i riferimenti alla proprietà magiche del frutto da parte di un grande drammaturgo inglese William Shakespeare (1564 -1603).
(Citazione da “Romeo e Giulietta”, Atto I, Scena IV)
Romeo: Stanotte ho fatto un sogno. (…)
Mercuzio: Ah! Allora, lo vedo, la regina Mab è venuta a trovarti. Essa è la levatrice delle fate, e viene in forma non più grossa di un’agata (…). I raggi delle ruote del suo carro son fatti di lunghe zampe di ragno (…), il cocchiere è un moscerino in livrea grigia (…). Il suo cocchio è un guscio di nocciola, lavorato dal falegname scoiattolo o dal vecchio verme, da tempo immemorabile carrozzieri delle fate.”
D’annunzio simbolo di Protezione
Scrive Gabriele d’Annunzio (1863-1938) in una delle sue più famose poesie: Settembre che il nocciolo era considerato dai pastori (come il frassino) una delle difese più sicure contro i serpenti, da allora pare sia questo il motivo che indusse i pastori abruzzesi a scegliersi, come bastone, proprio un ramo di questa pianta. Foto
Settembre
Settembre, andiamo. É tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
Lascian gli stazzi e vanno verso il mare: Scendono all’Adriatico selvaggio
Che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
Alpestri, che sapor d’acqua natìa
Rimanga nei cuori esuli a conforto,
Che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
Quasi per un erbal fiume silente,
Su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
Conosce il tremolar della marina!
Ora lungh’esso il litoral cammina
La greggia. Senza mutamento è l’aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
Che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquìo, calpestìo, dolci romori.
Ah perchè non son io co’ miei pastori?
Gozzano simbolo di Felicità
IL significato di felicità che la pianta assume non sfuggì al poeta G. Gozzano (1883-1916), il quale, ne ‘La messaggiera marzolina’, scrisse:
… pallido è il verde primo, il pioppo è brullo.
la quercia ancor non abbandona il fulvo
stridulo manto che sfidò l’inverno;
allieta lo squallore la pannocchia
pendula verdechiara del nocciòlo…
Evidenziando infatti la presenza a fine inverno quando, sui rami ancor privi di foglie, dei lunghi amenti verdi penduli che le donano un caratteristico aspetto gioioso.
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